Il tormentone del Trio Lopez-Marchesini-Solenghi di cui il titolo di questo post, sembra destinato a trovare confutazione. Con sommo sprezzo del ridicolo, un ricercatore australiano, Tim Entwisle ha proposto di aggiungere due nuove stagioni (vedi articolo sul Corriere della Sera): sprinter e sprummer, contrazioni di spring (primavera) e winter (inverno) la prima, e spring e summer (estate) la seconda. A quando i fans si aumer, derivante da autumn (autunno) e summer, o aunter, che mette d'accordo i sostenitori di autumn e winter?
Secondo Entwisle, ciascuna area climatica dovrebbe avere la sua stagione: bando agli equinozi e ai solstizi! In Antartide, sarebbe quindi sempre inverno? Oppure se viaggerete da Milano a Bologna, potreste trovarvi a passare dall'estate all'inverno nel giro di pochi minuti? Appositi cartelli saranno installati per delimitare i territori con differenti aree stagionali?
Direi che questa ricerca è un'ottima candidata all premio Ig-Nobel...
Monday, August 24, 2009
Wednesday, August 5, 2009
La "pigrizia" dei ricercatori...
Qualche giorno fa, sul sito web arXiv - che contiene i preprints degli articoli scientifici (cioè versioni di articoli prima che appaiano sulle riviste) - è stato inserito un lavoro molto interessante. Si intitola Positional Effects on Citation and Readership in arXiv e è stato scritto da A. Haque e P. Ginsparg. Il succo dell'articolo è che c'è un curioso effetto di selezione nelle citazioni degli articoli scientifici, a seconda della posizione con cui appaiono su arXiv. Come è noto, le citazioni sono - o almeno dovrebbero essere - un indice dell'interesse che un certo lavoro riscuote (nel bene e nel male) nell'ambito di un certo insieme di scienziati. Dovrebbe essere una cosa collegata al valore (positivo o negativo) del lavoro scientifico.
Invece, dati alla mano, Haque e Ginsparg dimostrano che se un lavoro è il primo della lista dei preprint che ciascun giorno viene pubblicata su web, allora riceverà più citazioni di quei lavori che sono più avanti o in fondo alla lista! Per esempio, un lavoro che appare in prima posizione nella lista di distribuzione dei preprint astrofisici, riceverà mediamente un numero di citazioni maggiore rispetto ai lavori in fondo alla lista, con un fattore pari a +82%! E questo indipendentemente dal contenuto del lavoro. Il che ricorda tanto certe note tattiche pubblicitarie: un prodotto esposto in vetrina vende di più di uno relegato in qualche scaffale. Tanto è che si nota un picco nei preprint caricati sul sito a una certa ora, proprio perché è quella in cui il software inizia a preparare la lista dei preprints del giorno dopo.
Perfino gli autori sono un po' sconcertati da questo effetto, soprattutto perché accade nell'ambito di una comunità - quella scientifica - che dovrebbe cercare di essere esente proprio da effetti di questo genere. Ma tant'è... Dunque, anche i ricercatori sono pigri e, a quanto sembra, leggono e ricordano i primi lavori della lista, ma poi si stancano presto e lasciano perdere il resto...
Invece, dati alla mano, Haque e Ginsparg dimostrano che se un lavoro è il primo della lista dei preprint che ciascun giorno viene pubblicata su web, allora riceverà più citazioni di quei lavori che sono più avanti o in fondo alla lista! Per esempio, un lavoro che appare in prima posizione nella lista di distribuzione dei preprint astrofisici, riceverà mediamente un numero di citazioni maggiore rispetto ai lavori in fondo alla lista, con un fattore pari a +82%! E questo indipendentemente dal contenuto del lavoro. Il che ricorda tanto certe note tattiche pubblicitarie: un prodotto esposto in vetrina vende di più di uno relegato in qualche scaffale. Tanto è che si nota un picco nei preprint caricati sul sito a una certa ora, proprio perché è quella in cui il software inizia a preparare la lista dei preprints del giorno dopo.
Perfino gli autori sono un po' sconcertati da questo effetto, soprattutto perché accade nell'ambito di una comunità - quella scientifica - che dovrebbe cercare di essere esente proprio da effetti di questo genere. Ma tant'è... Dunque, anche i ricercatori sono pigri e, a quanto sembra, leggono e ricordano i primi lavori della lista, ma poi si stancano presto e lasciano perdere il resto...
Subscribe to:
Posts (Atom)